Intervenuto in diretta su TvPlay, l’esperto di diritto sportivo ha spiegato le possibili conseguenze per i club milanesi
Le intercettazioni, gli arresti, le indiscrezioni su possibili commissariamenti delle proprietà in caso di mancata collaborazione con le autorità giudiziarie o in caso di accertata connivenza con le attività criminali dei soggetti coinvolti in prima battuta nell’inchiesta: tutto questo è il ‘Caso Ultras’, l’indagine che la Procura di Milano ha messo in piedi da ormai diversi giorni per far luce su quanto accadeva, fuori e dentro San Siro, durante i match di Inter e Milan. E non solo.
I magistrati, scavando a fondo, hanno scoperto una fitta rete criminale ben annidata nel mondo delle due curve, con comportamenti configurabili come reati meritevoli di arresto. Ben 19 finora sono stati i fermi che hanno colpito importanti esponenti del tifo nerazzurro e rossonero, con attività legate al bagarinaggio dei biglietti, al racket dei parcheggi fuori San Siro, al catering del Meazza e alle bevande da comprare e da rivendere a prezzi maggiorati all’interno dell’impianto.
Inter e Milan, i due club che annoverano tali personaggi all’interno del tifo, per ora non sono formalmente indagati, ma l’indagine della Procura non può dirsi ancora conclusa relativamente alla reale posizione delle due società. I vertici istituzionali delle stesse hanno avviato la loro collaborazione coi magistrati, con alcuni tesserati già chiamati a deporre relativamente ai rapporti con quella parte di tifo dedita ad attività illecite proprio in concomitanza con le partite.
Le indiscrezioni riportate negli ultimi giorni da ‘La Gazzetta dello Sport’, che cita anche il precedente Juve datato 2017, sembrano beneauguanti per i due club. Non dovrebbero essere previste sanzioni dal punto di vista sportivo, come assicurato dal Comma 1 dell’articolo 25 del Codice di Giustizia Sportiva sulla prevenzione dei fatti violenti.
“Alla società è fatto divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi organizzati e non organizzati di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente”. “Per tale violazione – sottolinea la Rosea – si applica la sanzione dell’ammenda che per le società di Serie A va da 10mila a 50mila euro“. Ma non finisce qui. Anche eventuali sanzioni disciplinate dal Comma 9 dovrebbero tradursi in semplici multe, come già accaduto alla citata Juve e al suo presidente di allora Andrea Agnelli per l’analoga vicenda di 7 anni fa.
Sulla questione è intervenuto, in diretta su TvPlay, l’avvocato sportivo Pierfilippo Capello: “Da un punto di vista sportivo siamo fermi, visto che la Procura della FIGC che sta aspettando gli atti dalla Procura di Milano. Rischi per Inter e Milan? Non prevedo cose enormi se non eventuali multe economiche. Da un punto di vista penale il discorso è diverso: occorre capire se c’è stato qualcuno che ha commesso qualcosa che non avrebbe dovuto fare. Ricordiamoci che in tutte le società c’è un soggetto che ha il compito di interfacciarsi con i tifosi, poi se lo fa con i gruppi organizzati o meno e in che modalità è un altro discorso“, ha detto.
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