La Serie A come oggi la conosciamo potrebbe non esistere più. Siamo all’alba della rivoluzione, il numero delle squadre cambierà presto
Si parla spesso del prestigio del campionato italiano rispetto a quelli esteri, spesso per screditare il nostro movimento, i soldi investiti e un sistema che, soprattutto rispetto a qualche anno fa, appare decisamente malato.
Le riforme sono sicuramente il punto su cui bisogna focalizzarsi – oltre agli accordi economici e alle scelte di campo – per permettere alle società di crescere e, quindi, tornando ad acquisire un ruolo da protagonista sulla scena mondiale, che spesso solo miracoli sportivi sul terreno di gioco possono regalarci, e con mille peripezie per far quadrare i bilanci.
Sicuramente c’è tanto su cui lavorare e lo sanno i vertici del calcio italiano, che spesso in Lega e non solo discutono attivamente sui prossimi passi da seguire. Chi sembra avere le idee particolarmente chiare su quale sia la strada da tracciare è il ministro per lo Sport e per i Giovani del Governo Meloni, Andrea Abodi. All’alba della riforma dello sport, che fa parte del suo mandato e di cui si sta già occupando, ha sollevato un tema piuttosto importante e che preannuncia un cambiamento radicale per tutto il movimento, quello relativo al numero di squadre partecipanti al campionato di Serie A e alle leghe professionistiche.
Abodi lancia il cambiamento: niente più Serie A a venti squadre
Il ministro sarà protagonista di un braccio di ferro che, ne siamo sicuri, farà discutere tra tifosi e addetti ai lavori per i prossimi mesi. Abodi ha spiegato la sua visione in maniera piuttosto netta a margine del convegno “Sport Industry Talk”, sottolineando l’urgenza delle riforme e il percorso che attende lui e il movimento nel 2024.
Poi ha annunciato con una frase netta le sue intenzioni a riguardo: “È impensabile che il campionato continui ad avere 20 formazioni iscritte, la B 20 e la C, 60″. La motivazione è altrettanto precisa: mantenere una competizione equa è tra le priorità, ma anche privilegiare chi ha i conti a posto e garantire la tutela di chi paga, non di chi non lo fa. L’obiettivo è che la Serie A continui a girare anche sotto questo punto di vista e che la macchina non si fermi, soprattutto per quanto riguarda la fiscalità.
Il tema è sicuramente caldo, esattamente come quello delle infrastrutture – altro capitolo in agenda per Abodi -, e vedremo se il campionato sarà presto messo in atto. Di certo, si tratterebbe di una svolta storica per il nostro calcio e, in quanto tale, potrebbe scontentare molti. Siamo solo al primo round di un braccio di ferro che andrà a braccetto con la politica e il campo.