Tragedia senza fine, mondo dello sport italiano in lacrime: ci ha lasciati un’autentica leggenda dello sport
La lunga scia di lutti che stanno funestando il mondo dello sport non si arresta. In poche settimane, tra dicembre 2022 e l’inizio del 2023, abbiamo dovuto dire addio a due mostri sacri del pallone come Luca Vialli e Sinisa Mihajlovic, strappati all’affetto dei loro cari e di tutti i tifosi da due “spietati killer”, rispettivamente il tumore al pancreas e la leucemia.
Non solo. Ci ha lasciati, all’età di 86 anni, anche il mitico e ruspante Carletto Mazzone, tecnico che per il suo temperamento sanguigno e il suo modo di vivere il calcio intensamente, senza ipocrisie e snobismi era trasversalmente amato, o quantomeno rispettato, da tutte le tifoserie. E poi tanti altri sportivi, campioni e no, popolari e noti solo a una nicchia di appassionati, tutti degni rappresentanti di quell’attività, lo sport, che per Arrigo Sacchi è ‘la più importante tra le cose meno importanti‘.
Abbiamo, dunque, versato copiose lacrime per la scomparsa di quei nostri eroi che ci regalavamo emozioni, che ci facevano gioire o disperare ma che sempre ravvivano la nostra spenta routine quotidiana con le loro imprese sportive. Tante lacrime, troppe, un vero e proprio fiume senza fine visto che un altro grave lutto sconvolge il mondo dello sport italiano.
Le donne, si sa, hanno una marcia in più. Definizione che calza a pennello per Paola Dolci che a 77 anni, stroncata da un male incurabile, ha terminato la sua corsa terrena.
Romana, Paola era una donna speciale: la prima donna a gareggiare nel motocross, con l’esordio che risale al 1964, la prima a cimentarsi nel fuoristrada. Non una campionessa come la parmense Kiara Fontanesi ma, comunque, un personaggio unico nel panorama del motociclismo italiano che per tale motivo destava molta simpatia e curiosità. Nell’arco di una ventennale carriera, che si è snodata dal 1955 al 1975, Paola Dolci ha gareggiato, con varie moto, soprattutto nei campionati regionali – non disdegnando però quelli nazionali anche se usciva sempre con le ossa rotte dal confronto con gli uomini – in varie classi, con i motori a quattro tempi e con quelli a due tempi.
Lo faceva per passione dal momento che non era una professionista: si pagava con il suo lavoro, gestiva un negozio di articoli domestici, da regalo e casalinghi vari nella periferia romana, le spese per coltivare la sua sfrenata passione per le due ruote. Ma ora, come detto, ha smesso di correre, ha tagliato il suo ultimo traguardo.
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